Happy (2nd) Birthday Open Baladin |
E' uno dei locali che hanno rivoluzionato il modo di bere e proporre birra. Non un pub, ma nemmeno un ristorante. Un locale ibrido, con un'atmosfera e un sapore tutto suo, dall'arredamento importante, ricercato ma mai pretenzioso. Una selezione di birre davvero fuori dal comune (40 quelle proposte alla spina, oltre un centinaio quelle in bottiglia) abbinate a una interessantissima proposta gastronomica. Qui l'artigianalità della birra si sposa con quella delle preparazioni. Dagli hamburger di carne piemontese "La Granda" presidio slow food, alle fatatine tagliate a mano con salse fatte in casa, fino ai raffinati e sfiziosi appetizers dello chef Gabriele Bonci. In questo contesto la birra sale in cattedra (anzi, in tavola) assumendo un ruolo non dissimile a quello del vino. E' questa la "rivoluzione" di Teo Musso e del suo modo di proporre birra. Non il solito locale polveroso dove gonfiarsi la pancia a suon di pinte e masticare junk food surgelato o stuzzichini da pub, tra una gara di rutti e una sigaretta. Un locale diverso, che abbina il gusto del buon bere a quello del mangiar bene e che vuole farlo partendo direttamente dalla birra e dai suoi molteplici abbinamenti. Oggi l'Open Baladin compie due anni. Un locale giovane ma che è già diventato un punto di riferimento per tanti appassionati. Un locale che ha tracciato una nuova strada. Coraggioso, stimolante, innovativo. Tanti auguri, Open Baladin.
Un dettaglio delle spine presenti |
Per festeggiare degnamente questo secondo compleanno l'Open Baladin ha fatto le cose in grande, proponendo una selezione spaventosa per quantità e qualità. 44 spine, 3 cask, la Xyauyù in botte, 10 anteprime e altrettante chicche assolute. Il solo lato negativo è stata la scelta (pessima e francamente incomprensibile) di non proporre la usuale formula a gettoni, che avrebbe consentito di assaggiare un numero maggiore di birre senza rimetterci il portafoglio (e la salute). Orientarsi in questa gigantesca sfilza di birre era quasi impossibile, così come scegliere quale birra assaggiare e quale scartare. Ho optato per quattro assaggi, per la modica cifra di 20 euro. La prima, la Ecstasy of gold di Buskers, golden ale di gran carattere, luppolata e beverina allo stesso tempo, di una gradevolezza estrema. Quindi una eccellente Geuze di Tilquin, notevole, bilanciata in maniera magistrale, ma forse un po' timida, corta e debole di corpo. Una Vigneronne Vintage 2009 ai limiti dell'imbevibile, aceto puro, e la pinta americana è rimasta lì sul tavolo dopo appena un paio di sorsi. Un piccolo assaggio della BigFoot di Sierra Nevada, leggermente insipida e deludente, ma ottima per sciacquarsi un po' la bocca dai residui acetici della selvaggia Cantillon.
La straordinaria Xyauyù Fumé Laphroaig Barrel di Baladin |
Infine è stata la volta dell'incredibile Xyauyù Fumé Laphroaig Barrel. Difficile descrivere le sensazioni che si provano di fronte a questo mostruoso capolavoro. Un Barley Wine che è una carezza, liscio, vellutato, morbido come la seta, senza alcuna durezza o spigolosità, mirabilmente bilanciato dalle note di fumo donate dalla permanenza in botte (di whisky torbato). Peccato che verso gli ultimi sorsi i 13 gradi e mezzo si siano fatti sentire. E qui ripropongo la mia domanda: che senso ha proporre 48 spine senza una adeguata formula di degustazione? Ci sarebbe ancora da assaggiare la 10 e Lode Barrique di Opperbacco, la Extra Brune Vintage di Maltus Faber, la Prunus, la Zucca, la Yakima, la Jaipur. Ma dopo due pinte e i 25cl mortali della Xyauyù Laphroaig non c'è spazio per nient'altro. Altra nota negativa a chiudere: l'atmosfera di festa per un simile evento non si è percepita affatto. Anzi, sembrava una serata qualsiasi. Forse la formula degustazione a gettoni avrebbe aiutato anche in questo senso. I numerosi fans del locale si erano già espressi in merito sulla pagina facebook dell'Open chiedendola a gran voce. Non sono stati ascoltati. Peccato.
26/09/2011 LM
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