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Big Tasting w/Mark @ Brasserie 4:20 |
Cari amici, nei giorni scorsi ci siamo fatti davvero delle grandi bevute! E' venuto a trovarci a Roma il nostro amico Mark, americano di nascita che oggi vive a Kyoto in Giappone, e come potete facilmente intuire dalla foto qui sopra ha portato con sé qualche graditissimo souvenir. Una serie di birre giapponesi praticamente introvabili in Europa. Per accoglierlo degnamente nella Città Eterna e ringraziarlo del gentile omaggio abbiamo organizzato un paio di serate di degustazione. Martedi 6 marzo siamo stati alla Brasserie 4:20, ospiti di Alex che ci ha fatto assaggiare in anteprima alcune nuove creazioni di Revelation Cat. E' stata anche l'occasione di degustare insieme qualche birra "speciale" proveniente dalla mia personale cantina. L'8 marzo abbiamo replicato con una cena e degustazione all'Open Baladin. Una serata a base di Bonci-burger, mozzarella di bufala e tante birre italiane (che Mark non conosceva e che ha mostrato di apprezzare non poco). Ma cominciamo dall'inizio...
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Big Tasting w/Mark @ Brasserie 4:20
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La prima tappa del nostro tour birrario è alla Brasserie 4:20. Arriviamo all'ora dell'aperitivo, nemmeno il tempo di entrare e ci troviamo con le mani piene di pinte per la tripletta di rito della casa:
Cream Ale, South Pacific e
West Coast IPA. Quindi, Alex ci fa assaggiare in anteprima tre nuove produzioni di Revelation Cat,
Harder, Better e
Stronger. Si tratta di tre birre differenti tutte passate in botte. Personalmente ho assaggiato la
Better, una golden ale a cui la botte ha donato una decisa acidità e una insolita nota aromatica di rosa. Quindi è stata la volta della
Black Knight, sempre di Revelation Cat, che al "Selezione Birra" di Rimini ha mietuto parecchie vittime. Una Imperial Stout da (se non ricordo male) quattordici gradi e mezzo! Una esplosione di cioccolato e vaniglia con note etiliche evidentissime.
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La selezione dell'Open Baladin |
Dopo una breve ma doverosa pausa per riprendere fiato ho tirato fuori le mie bottiglie. Per cominciare abbiamo stappato una
10 e Lode Sour di Opperbacco, magnifico Barley Wine invecchiato in botti di vino rosso che ha fatto la gioia di Mark. Quindi è stata la volta della
Kunstner Øl No. 1, una delle ultime creazioni di Fanø, una Imperial Porter sorprendente per intensità, complessità e mirabile bilanciamento. Come si suol dire, la ciliegina sulla torta della serata. Infine ho regalato a Mark una bottiglia della
Martina di Pausa Cafè, birra acida ispirata alle fruit lambic belghe, realizzata con l'aggiunta di pere Martin Sec. Assaggiata qualche settimana fa, mi aveva fatto una bellissima impressione, ho consigliato a Mark di lasciarla invecchiare un anno o due. In chiusura, c'è stato il tempo per far fuori un meraviglioso Brownie ai due gelati accompagnato da una ottima
Norwegian Wood di Haandbryggeriet alla spina.
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Il Bacon Burger di Bonci |
Seconda tappa due giorni dopo, l'8 marzo, all'Open Baladin. Questa volta Mark, in compagnia della moglie, hanno voluto dedicarsi totalmente alle birre italiane. Anche qui arriviamo all'ora dell'aperitivo e ci scoliamo, nell'ordine,
Enkyr di Birra del Borgo,
Karkadè dell'Olmaia,
Isaac e
Nazionale di Baladin, la
Blond Dry Hopping di Extraomnes e la
Hoppycat, sempre di Birra del Borgo. Le prime quattro a dire il vero ci hanno lasciato abbastanza indifferenti, oscillando tra l'indecifrabile e il molto deludente a seconda dei casi, compresa la Isaac, che non molto tempo fa tempo fa mi aveva fatto una buona impressione. Le ultime due, invece, magnifiche, e sono state molto apprezzate anche da Mark. Ad accompagnare le nostre bevute un bel piatto di mozzarella di bufala, prosciutto di parma e insalata e un magnifico Bacon Burger di Bonci, con una carne spettacolare, a media cottura, tenera come il burro.
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Baladin Terre, Lune, Xyauyù, X-Fumé |
Per finire, è stata la volta dei magnifici quattro Barley Wine della casa.
Terre, Lune, Xyauyù e
X-Fumé. Lune aveva un aroma di vaniglia nettamente dominante e un po' troppo invadente per una birra così delicata e che non avevo notato nel mio primo assaggio. Xyauyù e X-Fumé invece sempre in grandissimo spolvero, si tratta di due grandissime birre, uniche nel loro genere. La Xyauyù è vero "passito di birra", delicato come la seta al palato, qualcosa che prima di Teo non esisteva. A voler trovare il pelo nell'uovo, nella X-Fumé ho trovato un affumicato un po' poco definito rispetto a precedenti assaggi, con sentori finali di scamorza e carne essiccata affumicata un po' fastidiosi. Intendiamoci, si tratta comunque di una grandissima birra, anche se la sorella Xyauyù Laphroaig Barrel Fumé, assaggiata in anteprima all'Open Beer Festival dello scorso giugno 2011, sembra esserne la versione riveduta e corretta. Insomma, la botte di Laphroaig batte il tè cinese abbastanza nettamente.
Salutiamo il nostro amico e compagno di bevute Mark, che proprio in queste ore è in partenza per il Giappone e che sicuramente ci leggerà una volta arrivato. E' stato un piacere averti qui con noi a Roma. Torna presto a trovarci!
14/03/2012 LM
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