Rogue Beer Festival @ Brasserie 4:20 |
L'occasione era di quelle imperdibili. Un festival dedicato al birrificio americano Rogue, con 10 birre alla spina importate per la prima volta in Italia. Del birrificio Rogue abbiamo parlato spesso su queste pagine, in occasione delle numerose "anteprime" presenti alla spina nelle settimane scorse alla Brasserie. Abbiamo detto di come sia un caso pressoché unico nel panorama birrario di produzione a "chilometro zero". I birrai di Rogue, infatti, coltivano e producono in proprio i malti, i luppoli, le spezie e tutti gli ingredienti che vengono utilizzati nelle loro birre. Una scelta sicuramente coraggiosa (e anche un po' folle), ma che a conti fatti ha dato risultati eccezionali. Basta assaggiare la Hazelnut o la Chocolate Stout per rendersi conto di quanto gli aromi e i sapori di queste birre siano realmente unici, diversi da ogni altra birra realizzata sullo stesso stile. Aromi e sapori senza dubbio più genuini, che fanno delle birre di Rogue delle vere e proprie chicche. Così abbiamo messo da parte gli impegni e ci siamo recati dritti dritti sulla terrazza del 4:20 per assaggiarle tutte. Arrivo fuori orario, per evitare la calca e poter scambiare due chiacchiere in tranquillità con Alex e i ragazzi dello staff. Vediamo com'è andata...
La Terrazza della Brasserie 4.20 |
Come di consueto il festival si è svolto sulla terrazza. Le birre sono state attaccate sul nuovo impianto da 20 spine esclusivamente dedicato ai festival. La prima cosa che stupisce è vedere nella selezione varie pils, IPA, amber ale. Birre che si apprezzano per lo più alla spina quando sono fresche, ma che non ti aspetteresti di vedere in una selezione di fusti provenienti dall'America, data la loro estrema delicatezza e deperibilità. Invece, nonostante il lungo viaggio, le birre del festival erano tutte freschissime e in condizioni pressoché perfette. Segno che sono state importate con cura, con trasporto refrigerato e senza passaggi intermedi, che fanno perdere ulteriore tempo andando a discapito della freschezza del prodotto. Questo festival era insomma un'occasione unica per poter gustare queste birre in Italia al massimo del loro potenziale, così come le bevono in America. E non è una cosa da poco...
Chatoe Rogue Good Chit Pilsner |
La seconda birra assaggiata è stata la Dead Guy Ale. Una birra in stile Maybock tedesca, caratterizzata da un bel corpo, note di caramello, ma con una maggiore secchezza e facilità di bevuta. La Dead Guy si presenta ambrata, viva, lievemente torbida, schiuma bianco sporca morbida. Aroma di malto, note di caramello, zuccherose, frutta matura (mela), lieviti. In bocca è dolciastra all'attacco, caramello, ancora frutta matura, con un finale leggermente amaro e abbastanza secco. Più secco delle tradizionali Maybock, come conferma Alex. Il corpo è medio, la carbonazione corretta. Non è il genere di birra che incontra i miei favori, ma è molto ben fatta.
Rogue Dead Guy Ale |
In chiusura, tra assaggi vari, c'è stato il tempo per chiacchierare con Alex dei futuri eventi. Il 3 e il 4 febbraio si prospetta un Festival del Sidro dedicato a Gwatkin. Sarà l'occasione, per chi non ha mai provato questo genere di "bevanda", di poterla sperimentare in tutte le sue sfaccettature. Da quelle più morbide e dolci alle pere, fino a quelle più estreme, acide e tanniche. I dettagli verranno svelati domani mattina.
C'è stato anche il tempo di assaggiare una birra misteriosa. Una birra che ufficialmente ancora non esiste, ma che ha già fatto parlare di sé (almeno tra i tanti presenti al festival). Una imperial stout da 14 gradi abbondanti, liquorosa, potente, scorrevole al palato. Un Cavaliere Nero sull'etichetta. Chi sa qualcosa parli!
30/01/2012 LM
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