5th Stout & Porter Festival: Report

martedì 20 marzo 2012
5th Stout & Porter Festival @ Brasserie 4:20

Anche quest'anno, per la notte del Saint Patrick's Day, la Brasserie 4:20 rende omaggio al patrono d'Irlanda con un festival dedicato alle stout e porter, le birre tradizionalmente più diffuse nell'"isola di smeraldo". Una selezione di 20 birre scure in tutte le loro possibili varianti, da quelle più vicine alla tradizione anglosassone, leggere e di facile beva (Fuller's, Buntingford) alle più estreme imperial stout del nord europa (Mikkeller, De Molen, Emelisse, Nøgne Ø). Ma il festival presentava anche qualche chicca assoluta. Come la De Dolle Cosmos, una porter realizzata secondo i dettami tradizionali, e quindi come blend di differenti versioni della stessa birra, ma con una impronta decisamente fiamminga, grazie all'inoculazione di lactobacillus. Una porter molto particolare, dal forte carattere aspro e astringente, realizzata in esclusiva per il Zythos Beer Festival. L'altra chicca era (o meglio, sarebbe stata) la Plevnan Siperia, imperial stout del birrificio finlandese, praticamente introvabile alla spina e qui proposta in una versione invecchiata di 4 anni. Come vedremo, però, non tutto è andato per il verso giusto.

Stout & Porter Festival
Salgo in terrazza poco dopo le 21, insieme a Nick, un amico americano venuto a Roma proprio in questi giorni. Aperitivo della casa con la West Coast IPA e Pineau Des Charentes Blend, e si sale subito in terrazza. Nick ha con se una Big Bad Baptist, imperial stout limited edition invecchiata in botti di whisky del birrificio americano Epic. Io ho con me una bottiglia della prima cotta della Imperial Ghisa di Lambrate (con 2 anni di cantina alle spalle) e la versione rifermentata della Carrobiolo 1111. Alle spine, in terrazza, troviamo Valerio, che ci fa subito un rapido report della situazione. E qui cominciano i primi problemi. La De Dolle Cosmos è in condizioni pessime, con i lieviti che hanno preso il sopravvento, rendendola acetica oltremisura. La Plevnan Siperia, invece, sa di detergente ed ha un aspetto dorato, davvero insolito per una imperial stout.

Il Menu delle birre
A svelare l'arcano mistero ci pensa Alex, sopraggiunto nel frattempo. A quanto pare c'è stato un errore nella scelta del fusto. Poco male, ci consoliamo con le altre birre in lista. A cominciare da una Fuller's London Porter con 3 anni e mezzo alle spalle ma ancora in grado di dire la sua, nonostante un lieve sentore metallico percepibile al naso. Quindi una Anchor Porter perfetta, maltata, dolce, gradevolissima. Saliamo di gradazione con una Brewdog Paradox Smokehead leggermente brettata al naso, con l'acido che fa a cazzotti col torbato, e in bocca sgraziatissima con note bruciate e di cenere. Una Mikkeller Black Hole dolce e stucchevole come poche altre imperial stout. Un assaggio della De Molen Hel&Verdoemenis, su consiglio di Valerio, che ho trovato meno dolce e più caffettosa del solito, con un bello smalto. Per finire, la  Nøgne Ø Imperial Stout, una sicurezza, una conferma, sempre e comunque. Grande birra, dall'equilibrio mirabile. Per curiosità, ho avuto modo di assaggiare comunque la De Dolle Cosmos Porter. L'aroma era ancora accettabile, certo il bretta mordeva tantissimo, con note acetiche forti e decise, ma anche sentori di ciliegie, frutta rossa e malto. In bocca, invece il disastro più totale: aceto puro, ai limiti dell'imbevibile. Sicuramente la birra in origine non era così. Una componente acetica poteva anche esserci, ma non così marcata. Comunque è comprensibile che possano esserci simili problemi, dato che stiamo pur sempre parlando di una birra (già acida in partenza) con 3 anni di invecchiamento.

Le pinte graduate col logo del Beer Party Movement
In generale, però, ho trovato un festival un po' deludente rispetto alle attese. E non solo per la defaillance della Cosmos e la Siperia sbagliata. Una delle cose che mi hanno convinto poco di questo festival è la scelta di proporre un bicchiere da degustazione formato-pinta con tacche ogni 10dl (e logo del Beer Party Movement impresso). In questo modo risultava davvero difficile poter valutare appieno l'aroma delle singole birre bevute. Non solo. Dopo un paio di bevute, i sentori della birra precedente rimanevano nettamente percettibili, essendo il bicchiere è per 4/5 vuoto. E non bastava certo lavarlo con acqua per togliere via, che so, l'acetico della Cosmos o il torbato della Smokehead. Mi auguro che si tratti di una scelta transitoria, che non verrà più ripetuta in futuro. Nota positiva, la presenza di tantissima gente, molto più che nelle precedenti occasioni, e l'aria di festa che si respirava. Anche il servizio alle spine è stato perfetto.

Carrobiolo 1111 & Epic Big Bad Baptist
In chiusura, abbiamo stappato le nostre bottiglie. Nick è un appassionato di birre affumicate, così ho portato ad assaggiare due delle migliori birre affumicate italiane. La Imperial Ghisa di Lambrate e la Carrobiolo 1111. La prima, con due anni di cantina alle spalle, era in perfetta forma, solo con un corpo appena più esile del normale. La Carrobiolo 1111 forse un po' giovane ma sempre magnifica. Un grandissimo Barley Wine con note quasi da invecchiamento in botte di Whisky torbato. Infine la Big Bad Baptist di Epic, forse la stella delal serata. Imperial Stout caffettosa, amara, dal carattere forte, invecchiata in botte di Whisky. Assaggiata insieme a Valerio, ci ha ricordato un po' la Mout & Mocca di De Molen, ma molto meglio bilanciata nel complesso. Grazie a Nick per la bottiglia! Salutiamo la Brasserie 4:20 con un ultimo assaggio della Norwegian Wood di Haandbryggeriet. Ci vediamo al prossimo festival.

20/03/2012 LM

2 commenti:

I Beer You ha detto...

Grande Serata!

Roma da Bere ha detto...

E il 20 aprile, al compleanno del 4:20 si vedranno cose clamorose...

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