Real Ale Beer Festival @ Brasserie 4:20 - Report

martedì 21 febbraio 2012
Brasserie 4:20 - Real Ale Beer Festival

L'impatto visivo è impressionante. Una infilata di dodici cask, sistemati uno accanto all'altro su in terrazza. E' questo il biglietto da visita del Real Ale Beer Festival, uno degli eventi imperdibili che hanno chiuso in bellezza questa settimana dedicata alla birra artigianale. Si tratta del secondo appuntamento in pochi mesi organizzato dalla Brasserie 4:20 e dedicato alle real ale. Un genere di birra che è un po' una filosofia di vita (almeno in terra inglese), e che al 4:20 viene valorizzato come in pochi altri luoghi al di fuori del Regno Unito. Per rendersene conto basta dare un'occhiata all'impressionante impianto di pompe sistemate sul bancone al pianterreno, gran parte delle quali riservate proprio alle birre inglesi. Una selezione che farebbe la gioia di qualsiasi estimatore del genere. Ma dicevamo del Real Ale Beer Festival. Il precedente risale alla scorsa estate, e i birrifici ospiti erano stati Oakleaf, Moor e Redemption. Venerdi scorso si è replicato con le birre di Dark Star, Buntingford e West Berkshire. Dodici birre in tutto, freschissime, servite "a caduta" direttamente dal cask. Andiamole a scoprire insieme.

Le birre del Real Ale Beer Festival & Revelation Cat Marsala Lambic

Sebbene sia un genere di birra che difficilmente suscita entusiasmi, personalmente ho una passione smodata per le real ale. Trovo infatti che queste siano tra le birre più delicate, equilibrate e facili da bere in assoluto. Certo è più facile rimanere impressionati da birre più estreme, come una IPA o una Imperial Stout, ma la morbidezza, l'eleganza "gentile" e discreta di una bella pinta di birra "all'inglese", così fresca e dissetante... è un piacere di cui proprio non riesco a fare a meno. Un piacere che andrebbe riscoperto anche da chi, nel tempo, si è un po' disabituato ad apprezzare determinate caratteristiche in una birra, sull'onda dell'attuale tendenza che spinge sempre più verso birre dalla luppolatura esagerata o comunque "estreme" come concezione. In questo contesto, riscoprire l'eleganza di una buona birra inglese può essere la giusta via per uscire da un circolo vizioso apparentemente senza fine. Ecco perché accolgo da sempre con favore i locali che presentano tra le spine un buon numero di real ale. Anche perché questo genere di birra è abbastanza raro da reperire al di fuori del Regno Unito (o almeno, l'offerta è piuttosto ridotta), e ciò costituisce senza dubbio un valore aggiunto.

Hophead, Dr. Hexter's Wedding Ale, Single Hop Citra
Come sempre arrivo al Festival fuori orario, poco dopo l'apertura della terrazza, per gustarmi le birre in tutta tranquillità. A servirmele è il nuovo ragazzo dello staff, che mostra da subito una preparazione e una competenza invidiabile in materia. Ci lanciamo in disquisizioni sulle tipologie di luppolo utilizzate nelle varie golden ale e bitter presenti al festival, sulla differenza tra spillamento a pompa e a caduta e sul funzionamento delle pompe stesse. Tra le dodici birre ne scelgo tre, una per ogni birrificio. La scelta cade sulla Hophead di Dark Star, la Dr. Hexter's Wedding Ale di West Berkshire e la Single Hop Citra di Buntingford.

La prima birra che assaggio è la Hophead (a sinistra nella foto a lato). Senza dubbio una delle migliori golden ale in circolazione, la regina indiscussa del festival. Dorata viva, limpida, con riflessi verdognoli. Al naso un bel bouquet di aromi floreali e di luppolo cascade, mela e pesca. In bocca ha punte dolciastre di malto, quasi mielose, cui segue una luppolatura al tempo stesso decisa ma non invadente. A dispetto della gradazione alcolica bassissima (appena 3.8%) ha un buon corpo, e tuttavia si lascia bere che è un piacere. Birra di carattere, per nulla banale, fresca e beverina come poche altre golden ale inglesi in circolazione. Una birra capolavoro, che fa scuola per la sua capacità di essere al tempo stesso equilibrata e di buon temperamento.

Dopo la Hophead è la volta della Dr. Hexter's Wedding Ale del birrificio West Berkshire (al centro nella foto a lato). Si presenta dorata con riflessi color pesca, appena torbida.

Hophead, Dr. Hexter's Wedding Ale, Single Hop Citra
Al naso si riconosce subito una luppolatura tradizionale all'inglese, morbida, delicatissima. In bocca conferma la morbidezza evidenziata al naso, malto, note di pesca e mela, finale leggermente agrumato con sentori di lieviti. Tra le tre è quella più tradizionale, ma è una birra di squisita fattura e dall'eleganza sopraffina. Stupisce come gli inglesi riescano a realizzare birre così bene equilibrate nelle loro diverse componenti. Ottima davvero.

La terza e ultima birra assaggiata è la Single Hop Citra di Buntingford (a destra nella foto a lato). Di questo stesso birrificio avevo già assaggiato la Single Hop Delta, trovandola amarissima e un po' sbilanciata nel complesso. La Citra invece sembra avere un equilibrio complessivo maggiore. Dorata con riflessi color miele, limpidissima. Al naso il luppolo citra si fa sentire, conferendo alla birra intense note agrumate e citriche, ma rimane un po' sottotono e trattenuto, il che non è necessariamente un male visto il genere di birra di cui stiamo trattando. In bocca ha un bell'equilibrio, è amara e decisa, molto più della precedente Dr Hexter's Wedding Ale, ma mai eccessiva. Anche in questo caso l'equilibrio che gli inglesi riescono a raggiungere, pur nell'utilizzo di luppoli più aggressivi e decisi rispetto a quelli nobili tradizionali, è invidiabile. Su questo aspetto in molti dovrebbero prendere esempio.

Il mio festival finisce qui. Ma c'è ancora tempo per assaggiare una ottima Marsala Lambic di Revelation Cat (sopra nella foto), servita a pompa al piano di sotto. E voi, se vi siete persi il Real Ale Beer Festival, sappiate che i cask sono già stati spostati al piano di sotto, per cui potrete trovare queste stesse birre a pompa nei giorni successivi. Non perdetevele!

21/02/2012 LM

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